IL BLOG DEL CINEMA DA NON-COMPETENTI AMANTI DELLA 7a ARTE

"Bevare! Bevare! Bevare of the big green dragon that sits on your doorstep. He eats little boys! Puppy dog tails
and big, fat snails! Bevare! Take care! Bevare!" (Bela Lugosi in "Glen or Glenda", Ed Wood, 1953)

sabato 3 aprile 2010

Viale del tramonto


Eh vabbé, mi sembra di fare apposta a parlar solo bene dei film, ma finche guardo questi...Sunset boulevard è uno di quei lavori che ti fa rimpiangere il cinema di 60 anni fa a parer mio. Il film diretto da Billy Wilder (A qualcuno piace caldo, Sabrina) e ambientato nella Hollywood degli ultimi anni '40 parla di un giovane sceneggiatore e del suo incontro (che si trasformerà in convivenza quasi forzata) con una famosa attrice del muto restia ad accettare la sua fama decaduta dopo l'avvento del sonoro nelle pellicole. Se già di per sé il tema è molto interessante e ricco di spunti utilizzabili, con una sceneggiatura, una regia e soprattutto delle interpretazioni come si trovano in questo lavoro si capisce facilmente come il film possa essere stato nominato per 11 oscar (ne ha vinti 3). Ma andiamo con ordine. Registicamente parlando sono rimasto a bocca aperta per la grande abilità di Wilder coi movimenti di macchina, le inquadrature e le sequenze, sempre adatti e mai banali. Già dai titoli di testa ci si rende conto delle capacità del regista che haimé (torno a dire) non trovo in così tanti contemporanei. Un ottimo lavoro sottolineato anche dalla sceneggiatura (davvero splendida) scritta proprio da lui insieme a Charles Brackett, come a dire che questo lavoro è veramente "figlio suo".
Ma il vero fulcro del film, il perno attorno cui tutto gira, è il personaggio della diva del muto che questo meraviglioso script ci offre, creando una vera e propria icona cinematografica dalla quale credo che difficilmente si riuscirebbe a distogliere lo sguardo o l'orecchio. Merito anche (naturalmente) della strepitosa interpretazione di Gloria Swanson che riesce a dare vita a un personaggio sopra le righe, egocentrico, eccentrico, teatrale, emotivo, perennemente sotto la luce dei riflettori anche quando questi sono spenti. L'interprete peraltro era come il personaggio di Norma Desmond una attrice del muto che da qualche tempo faceva pochissimi film e quindi poteva certamente avere una particolare empatia con il ruolo, oltre che una predisposizione mimica adeguata. Sì perché ciò che più mi ha catturato sono proprio le espressioni del personaggio che nel rapportarsi con tutti utilizza sempre e comunque lo sguardo perenne da diva, le mimiche esagerate e la gestualità eccessiva dei film muti, come se la teatralità che veniva espressa sul set lei la volesse esprimere nella vita. Ed in effetti tornando alla trama è un tema importante nel film la teatralità, la finzione. Norma dentro di sé sa che ormai la sua carriera da attrice è finita, che ora il cinema ha bisogno di meno espressività facciale e più dialoghi. Ma nonostante questo si convince, cerca di convincere (in realtà lo fa con le poche persone con le quali ha a che fare) e si fa convincere dal suo maggiordomo di essere ancora lei la star, la più grande attrice vivente. Tutta la sua vita è basata su questa perenne finzione che riesce a tenere in piedi isolandosi dal resto del mondo, cercando di non capire e vivendo nei ricordi del passato. Il regista ha voluto che la sua abitazione fosse metafora di tutto questo: anzitutto si trova sul Sunset Boulevard ad Hollywood ovvero sul "Viale del tramonto" di Hollywood, il tramonto da attrice cinematografica per lei; inoltre si tratta di una villa enorme estremamente barocca ma morta, priva di persone, priva di rumori, di vita. E' come un teatro di posa abbandonato, maestoso ma con la piscina senza acqua, le piante incolte, la polvere, ma nonostante questo ancora carico di barocchismi visivi come colonne, scalinate, antichi letti a baldacchino, tendaggi. E in tutto questo "finto set" di una star ancora in voga, Norma recita perennemente la parte dell'attrice amata e affermata, che non deve chiedere mai, che può permettersi il lusso di essere viziata, capricciosa e assolutamente non incline all'ascolto (degli altri ma anche di sé stessa). Il profilo psicologico del personaggio è completato quando la sceneggiatura toccando temi un pò più seri ci fa capire i perché della necessità di questa finzione. Un tempo lei era veramente una diva, e questo suo essere messa repentinamente da parte le ha causato una depressione e un'amarezza talmente forti da indurla addirittura più volte al suicidio, quasi come a terminare con un atto ulteriormente teatrale la sua infelice fine artistica. Per non cadere nel buio decide allora (al posto di affrontare la realtà) di rifugiarsi nel mondo che è stato, alimentando il suo narcisismo e il suo divismo esasperato.
Ottime comunque anche le altre interpretazioni,soprattutto il giovane scrittore interpretato da William Holden (il nuovo "giocattolo" della Diva richiuso nella sua gabbia dorata) e il maggiordomo ex-regista interpretato da Erich von Stroheim (l'unico che nonostante tutto continua a idolatrare Norma); la parte di Betty (nuova fiamma del giovane sceneggiatore) l'ho trovata invece abbastanza piatta, non tanto per l'interpretazione (giusta) di Nancy Olson, ma per la "normalità" del personaggio che a confronto con la Diva scompare in maniera del tutto naturale. Ottime anche le musiche. In una parola un film superbo!

Frase celebre: "Siete Norma Desmond si!, la famosa attrice del muto. Eravate grande!" - "Io sono sempre grande, è il cinema che è diventato piccolo!" .


VIALE DEL TRAMONTO
(Sunset Blvd.)
Billy Wilder, USA-1950, 110'
VOTO (max 5)
 


2 commenti:

  1. Mi sono anche trattenuto su questo!Quando si tratta di film vecchi e soprattutto di capolavori come questo più che una recensione sintetica (che la tengo per i film da vedere al cinema) preferisco un'analisi leggermente più profonda...ma ne avrei avute veramente molte altre da dire! :)

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