IL BLOG DEL CINEMA DA NON-COMPETENTI AMANTI DELLA 7a ARTE

"Bevare! Bevare! Bevare of the big green dragon that sits on your doorstep. He eats little boys! Puppy dog tails
and big, fat snails! Bevare! Take care! Bevare!" (Bela Lugosi in "Glen or Glenda", Ed Wood, 1953)

sabato 17 aprile 2010

Terrore nello spazio


Trama: "Due astronavi vengono mandate ad esplorare un pianeta sconosciuto sul quale i membri dell'equipaggio entrano in contatto con strane presenze non materiali che li porteranno ad uccidersi fra di loro, a sabotare le astronavi e che...faranno resuscitare i morti". La domanda che mi sono posto a fine film è stata una e unica: come può questo film essere del 1965? Risposta, si tratta di Mario Bava. Regista di B movies per l'epoca, questo alcuni possono dirlo; ma come si fa a non dare una certa importanza a un italiano che in barba a tutto e a tutti crea l'horror fantascientifico? Sì perché questa è stata un'operazione creativa, questo film è stato ripreso, rivisto e copiato in mille salse e da mille registi.
Ridley Scott per dirne uno; questo film non dico che "sia" Alien, ma posso tranquillamente affermare che senza "Terrore nello spazio" uno dei migliori lavori di Scott non esisterebbe. Come in tutti i film di Bava il punto di forza è assolutamente l'atmosfera. Già dai titoli di testa nessuna musica ma solo i rumori silenziosi dei motori dell'astronave e delle strumentazioni spaziali, un po' come si vedrà anni più tardi in capolavori dell'horror anni '80 come "La cosa" e "The fog" di Carpenter. Non è semplice creare tensione con le immagini e qualche povero suono. E in tutto il film vi è un utilizzo sapiente dei rumori "ambientali": vento ed echi che sembrano voci provenienti dall'aldilà e che dipingono uno sfondo grigio continuo, martellante ed inquietante.
C'è da dire anche che lo spettatore moderno magari fatica a lasciarsi trasportare troppo, certamente per colpa del del lato da B movie del film che si trova per esempio nelle improbabili tute spaziali dei protagonisti, nelle pettinature alla Brigitte Bardot, nonché in alcuni tratti della sceneggiatura (tratta dal racconto "Una notte di 21 ore" di Renato Pestriniero, sottolineamo anche l'italianità dell'idea del film) che fanno pensare più a degli sketch comici che a un film horror. Ma la sostanza c'è tutta, le idee innovative pure.
Molto notevoli le luci, altro punto di forza del regista. Dalle strumentazioni dell'astronave continuamente animate da lucine colorate quasi frenetiche alle rocce e alle creature del pianeta. I flash rossi, verdi, blu e gialli non mancano mai, dando ancora più forza all'atmosfera già calibrata e funzionante della pellicola. A guardare queste immagini mi vien da dire che nemmeno Joel Schumacher (visivamente parlando) avrebbe mai fatto quello che ha fatto senza un film come questo.
Le grandi capacità da cineasta di Bava si notano anche per la capacità di essere riuscito a realizzare un film così con un bassissimo budget. Ha infatti dichiarato che per la realizzazione del pianeta ha riutilizzato delle finte pietre già usate per alcuni film peplum che lui spostava in tutti i sensi per non far rendere conto allo spettatore che si trattava delle stesse. Per fare ciò inoltre il pianeta rimane per tutta la durata coperto da una fitta nebbia. Riuscire a trasformare in atmosfera studiata e riuscita (viste le scopiazzature degli anni dopo) una necessità data dal poco budget, io lo chiamo talento, grande talento.
Molto belli (anche se estremamente classici per il genere) gli oggetti e le stanze delle astronavi (in particolar modo l'astronave che trovano sul pianeta) come apprezzabile e ancora una volta innovativo è il non indugiare su particolari un pò macabri come scheletri o volti rovinati, per non parlare del finale a sorpresa (il classico horror dove l'incubo sembra finire ma in realtà non è così).
In pieni anni '60 non uscivano morti viventi con il volto tumefatto da lastre di metallo sotto cui erano stati sepolti liberandosi da sacchetti plastificati che li sigillavano. O meglio, non sarebbe successo questo se Mario Bava non avesse fatto il regista.

Frase celebre: "Dio della materia che ti manifesti attraverso forze primigenie, fa che l'uomo spaziale Gaar diventi luce di quest'alba serena. A te lo affidiamo perché diventi palpito di un nuovo mondo nascente, atomi tesi a creare nuova energia".


TERRORE NELLO SPAZIO
Mario Bava, Italia-1965, 90'
VOTO (max 5)


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