Trama (wikipedia): "Un fotografo londinese (David Hemmings) s'imbatte in due amanti in un parco e scatta loro delle foto. La donna della coppia (Vanessa Redgrave) se ne accorge e cerca disperatamente di rintracciarlo scoprendo dove abita per farsi dare la pellicola contenente le foto "incriminate". Questo spinge l'uomo ad indagare, ingrandendo (il cosiddetto Blow Up) le fotografie. Sembra che esse rivelino un cadavere, ma gli scatti sono oscurati e incomprensibili. Così il protagonista continua le investigazioni, arrivando sempre più vicino alla verità" .Sinceramente questo film mi ha lasciato spiazzato.
Premetto, io detesto il cinema usa e getta, quello forzatamente vuoto; allo stesso modo posso dire di apprezzare un certo cinema che spinge per dare un senso, un contenuto, oltre che un surplus visivo che non significa esplosioni ed effetti speciali.
Quest'opera dell'osannatissimo Michelangelo Antonioni (una delle sue più premiate) viene a collocarsi all'ultima estremità di questo continuum, direi salendo quasi al livello di cinema metafisico. Blow up è un film che per essere capito richiede attenzione, sforzo mentale e magari qualche aiuto esterno. Ma da "wooder" dico che poco conta quanto uno possa spremere in significato se dopo due ore di pellicola ti sembra di avere girato a vuoto. Molti, tanti, troppi silenzi, scene che di per sé non hanno molto senso o che non fanno atro che allungare (leggi "sciacquare") la lunghezza del film. Va bene contemplare, va bene pensare, va bene porsi domande, ma il cinema a parer mio deve (perché può) fare tutto questo anche senza raggiungere necessariamente picchi di autocontemplazione così. Apprezzo molto l'uso di metafore (penso soprattutto ai "signs" di cui sono disseminati i film di M.Night Shyamalan), apprezzo i silenzi (Hitchcock, Leone, Carpenter ecc) , ma tutti questi mezzi che un regista può usare per portare il suo messaggio alla gente devono essere funzionali alla gente stessa, devono in qualche modo arrivare! Non dico al grande pubblico dei cinepanettoni, ma nemmeno solo agli studiosi accaniti di cinema che vivono cercando significati. Il cinema a parer mio prima di tutto deve essere intrattenimento, deve fare compagnia, smuovere sensazioni, far usare il cervello, stimolare.
Ecco il perché non voglio dare un giudizio univoco al film, perché riconosco le indubbie capacità del regista di girare (alcuni movimenti di macchina, ogni immagine studiatissima ecc.) ma non capisco il senso di questa sua operazione. Ci può stare il tema della fotografia come "bugia" rispetto alla realtà (che risulta quindi effimera), ci può stare l'accettazione di una mondo che muta e non dà certezze ecc. Ma mi domando e chiederei ad Antonioni, non sarebbe stato meglio passare tutto ciò con un film alla portata dei più?
BLOW-UP
Michelangelo Antonioni, Gran Bretagna/Italia-1966, 106'
VOTO (max 5)
NP!
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