IL BLOG DEL CINEMA DA NON-COMPETENTI AMANTI DELLA 7a ARTE

"Bevare! Bevare! Bevare of the big green dragon that sits on your doorstep. He eats little boys! Puppy dog tails
and big, fat snails! Bevare! Take care! Bevare!" (Bela Lugosi in "Glen or Glenda", Ed Wood, 1953)

lunedì 24 maggio 2010

I tre volti della paura


"Avvicinatevi per piacere, ho qualche cosa da dirvi. Signori e signori io sono Boris Karloff, sono qui per presentarvi tre brevi racconti del terrore e del sovrannaturale...spero che non siate venuti al cinema da soli". Così esordiva in un'atmosfera tutt'altro che reale il grande attore horror famoso per essere stato il primo Frankestein (nell'omonimo film di James Whale del '32 che cominciava peraltro con una simile presentazione per "avvertire" il pubblico). Tre racconti da tre importanti scrittori (Cechov, Tolstoi e Maupassant) per un film che racchiude tre facce dell'immaginario horror di Mario Bava.
IL TELEFONO - Piccolo esempio di thriller all'italiana. Non vi sono presenti elementi sovrannaturali né ambientazioni particolari, tutto si gioca all'interno di una casa con una donna, un telefono che squilla...e la capacità di un regista di creare tensione con i soli movimenti di macchina e le luci. Inutile dire che un "corto" del genere abbia certamente ispirato grandi come Dario Argento nello svolgersi della sua trama, nei silenzi, nel ticchettio degli orologi e nell'ansia palpabile.
I WURDULAK - Tipico horror gotico, ambientazione ottocentesca di un villaggio sperduto nell'Europa dell'est, vampiri, alberi secchi, foschia, luci inquietanti (tipiche di Bava) e il persistente ululare del vento: un esempio di quello che i registi attuali hanno certamente preso (leggi "assimilato") dal regista. Sebbene fra i tre sia il racconto a parer mio meno riuscito (e dico stranamente perché Bava in questo genere è assoluto maestro) è certamente degno di nota come esempio di quel tipo di cinema in Italia.
LA GOCCIA D'ACQUA - Certamente il racconto più riuscito è un esempio di horror "moderno", dove il sovrannaturale entra nella vita "urbana" di tutti i giorni (è ambientato nei primi del '900 e la protagonista è un'infermiera). Grande maestria nella gestione ancora dei colori (riuscitissima e molto inquietante la classica luce intermittente verde che si vede dalla finestra) come della macchina da presa; interessante vedere come il sovrannaturale comunque abbia radici nel gotico (la villa antica abitata solo da una donna che faceva sedute spiritiche è il centro di tutto) e la presenza (inquietante e ripresa poi da molti altri) delle bambole. Grande attenzione nei particolari, ancora una volta nei silenzi e nei rumori ripetitivi e comuni (la zanzara, la goccia che cade), elementi che servono da ulteriore ponte fra il gotico e il "vivere moderno".
Molto bello anche il finale con uno dei primi esempi di meta-cinema (che alleggeriva certamente la visione a chi nel '63 era andato in sala per vederlo). In definitiva un buon lavoro e, come di consueto per il regista, pieno di spunti interessanti per il cinema moderno.

Frase celebre: "Come vi renderete conto vedendo questo film, gli spiriti, i vampiri sono presenti ovunque...forse ora ce n'è uno seduto accanto a voi!Eh già perché vanno anche al cinema, vi assicuro".


I TRE VOLTI DELLA PAURA
(Black Sabbath - Lo dico anche si tratta del titolo della versione inglese in quanto la famosa band ha tratto il suo nome proprio da questo lavoro!)
Mario Bava, ITALIA-1963,  90'
VOTO (max 5)
½


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