IL BLOG DEL CINEMA DA NON-COMPETENTI AMANTI DELLA 7a ARTE

"Bevare! Bevare! Bevare of the big green dragon that sits on your doorstep. He eats little boys! Puppy dog tails
and big, fat snails! Bevare! Take care! Bevare!" (Bela Lugosi in "Glen or Glenda", Ed Wood, 1953)

martedì 11 maggio 2010

The Family Man


“Volere è potere!” Diceva Michele Lessona. “Chi troppo vuole nulla stringe” diceva un perfetto sconosciuto. Lo stesso per “Chi troppo stringe la corda, poi resta impiccato”. Di per sé a noi non importa chi diceva cosa, ma il suo significato. Apparentemente (ma anche nel profondo) opposte, queste due “citazioni” sono importanti per noi. Rappresentano in breve il riassunto di tutta una vita, che oscilla come un nave in mezzo alla tempesta tra le onde del “volere” e del “non volere”, tra i tuoni della nostra irrazionalità e i parafulmini della nostra coscienza. La ragione è tutto. Il nostro tassello più importante. 
Quel pezzettino astratto che ci permette di scegliere, di giudicare, di trattare.Appunto per quello molte volte quando ci troviamo davanti ad un bivio quasi mai siamo soddisfatti della nostra scelta. Non siamo completamente appagati e ci chiediamo tra di noi “se avessi preso l’altra strada?”, “se avessi studiato?”, “se le avessi detto cosa provavo?”. Tante piccole situazioni che si rivelano essenziali per il proseguimento della nostra vita. Ciò che noi chiamiamo destino, c’è completamente ignoto. Siamo noi infatti gli artefici di tutto. Scegliamo ciò che più ci rende felici in quel momento, ma dentro di noi chiediamo comunque al nostro cuore sempre cosa ci sarebbe stato dall’altra parte. “Il fato ci è avverso!” (sembra di essere in un mito). Ma a volte, anzi, molto spesso, lo pensiamo.
E quindi cosa vorremmo di più al mondo? Magari tornare indietro? In quel preciso momento! Tornare indietro e poter prendere l’altra strada, così da poter scoprire come sarebbe stato diverso, magari in meglio, magari in peggio.
Questo accade al nostro protagonista Jack Campbell , alias Nicholas Cage, il quale non deciderà di spontanea volontà di cambiare, ma un avvenimento celeste, (punizione divina per la precisione) lo vorrà.
Trama: “Jack possiede tutto ciò che si può chiedere dalla vita: un buon lavoro, una bella casa, una ragazza, la macchina sportiva... Un giorno, come in un sogno, si risveglia in una casa che non è la sua, accanto ad una donna che sembra conoscere, un bambino che piange, e una ragazzina di sei anni che lo chiama papà...”  
Quindi , ricapitolando, la famiglia che subentra ad una vita di ricchezza, di fama e di gloria.
Il tema , forse un po’ banale, è reso in maniere ottima. Il concetto che il denaro non compri la felicità è vero. Sta al protagonista scegliere cosa è meglio per lui. Lui si era trovato davanti ad un bivio, la carriera o la famiglia. E decide di partire per lavoro, lasciando la fidanzata e dicendo addio per sempre al matrimonio. Come per tutti i film il protagonista è il nostro “alter ego”, quindi tocca a noi scegliere. Scegliere cosa è meglio per noi. Racchiuderci in noi stessi e pensare a quanti bivi abbiamo incontrato nella nostra vita e a quali vorremmo tornare indietro.
Ma non è tanto importante questo! Nemmeno la scelta che noi abbiamo fatto.
Il capire cosa si è scelto, comprenderlo ed accettarlo è il passo decisivo. Poiché noi siamo così grazie alle nostre scelte, giuste o sbagliate che siano. Ciò che decidiamo è per il nostro meglio. Se poi ci rendiamo conto che non era quello che volevamo, ovvio che non si può sempre cancellare tutto.
Ma con una buona dose di umiltà e di raziocinio si può arrivare ad una degna conclusione e ad un buon proseguimento della nostra vita, riusciendo a capire anche che ,forse , qualche scelta sbagliata , non era stata poi così tanto un errore


The Family Man
Brett Ratner, USA-2000, 125'
VOTO (max 5)
½

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